La news del giorno, pubblicata sulla rivista telematica
dell’Agenzia delle Entrate, si chiama: Sister.
Che cos’è?
Semplice, è il nuovo servizio telematico dell’Agenzia che
consentirà di consultare le banche dati di pubblicità immobiliare, le
planimetrie e gli estratti di mappa, e di effettuare ricerche catastali e
ispezioni ipotecarie, permettendo di presentare online, ai competenti uffici
provinciali, i documenti obbligatori in caso di accatastamenti, ampliamenti,
divisioni, ristrutturazioni etc., necessari per l’aggiornamento della
situazione immobiliare. Il tutto per la modica somma di 200,00 euro di
attivazione dell’abbonamento telematico, oltre a 30,00 euro per ogni password
di accesso; e sempre che si sia già preventivamente in possesso di una firma
digitale, la qual cosa – come noto – comporta ulteriori costi. L’Agenzia si
affretta, peraltro, a precisare che i cittadini, se previamente abilitati ai
servizi Entratel e Fisconline, possono richiedere gratuitamente il servizio,
anche se solo per ciò che attiene le visure concernenti i propri immobili.
Ma, cari utenti ottuagenari, proprietari di alcuni ettari di
campagna brulla in comune di Gonnoscodina, nell’antica Marmilla (reddito
domenicale: euro 7,65 – reddito agrario: non pervenuto), voi, che non conoscete
il significato etimologico del termine “computer” (figurarsi usarlo, iscriversi
ai servizi telematici e chissà che altro), niente paura: sopportando le spese
sopra indicate (nonché quelle per ricevere i primi rudimenti d’informatica),
potrete verificare se quel rinnegato di vostro genero, dopo avervi inguaiato
l’unica figlia femmina, si è pure improvvidamente indebitato, facendo iscrivere
a garanzia un’ipoteca sul disgraziatissimo appezzamento di terreno, che
continuate a maledire dal giorno in cui avete accettato l’eredita del vostro
prozio, senza beneficio d’inventario.
Ovviamente, l’esempio è paradossale. Ma cosa c’è, invero, di
più paradossale di un Fisco che approfitta di alcune vigenti inderogabili
obbligatorie norme di legge, per incamerare a spese dei contribuenti i denari
occorrenti al pagamento dei servizi forniti da terze entità pseudo-pubbliche,
da lui stesso, prima appositamente incaricate?
Si dice che, in Italia, il nostro Belpaese (inteso come nick
patriottico, non come quel vecchio formaggio, oramai fuori moda), non vi sia
una cultura civica: condivido; però, forse, quelle teste d’uovo à la coque che
governano dovrebbero domandarsene il perché. A questo punto, dopo anni e anni di
turpitudini commesse pro domo eius atque contra populum, anche un venusiano se
lo sarebbe già chiesto.
D’altronde, in epoca di “grandi fratelli”, una “sister” ci
può pure stare: se no, poi, come la mettiamo con le “quote rosa”?
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