lunedì 10 febbraio 2014

I provvedimenti attuativi previsti nella Legge di Stabilità per il 2014



A distanza di qualche settimana dall’entrata in vigore della legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 23 dicembre 2013) pare venuto il momento di incominciare a esprimere alcuni ponderati giudizi di carattere tecnico.
Negli ultimi tempi il legislatore, nonostante i molteplici sforzi messi in campo per semplificare e razionalizzare il nostro quadro giuridico, si è sempre più inviluppato in una matassa normativa quasi impossibile da sbrogliare, raggiungendo, semmai, l’obiettivo contrario: ossia, quello di complicare maggiormente la materia, invero, già di per sé stessa assai complessa. Semplificare significa rendere più fruibile il quadro delle regole del Paese, ridurre il numero delle norme esistenti, eliminare gli oneri amministrativi inutili che gravano sui cittadini e sulle imprese, agevolando l’adempimento di quelli necessari per garantire un livello di tutela adeguato e per assicurare lo svolgimento delle pubbliche funzioni, anche quelle di verifica e accertamento.
A dispetto di ciò, la legge di stabilità 2014 si compone del solo articolo 1, composto però da ben 749 commi, che spesso si susseguono alla rinfusa senza chiarezza e ordine logico, i quali a loro volta esprimono mere norme di rinvio a 117 ulteriori provvedimenti di attuazione (decreti ministeriali e/o interministeriali), necessari per dare efficacia alle disposizioni stesse che li prevedono, e per i quali spesso non risulta previsto un termine per la relativa emanazione. Con riferimento ad alcuni di questi provvedimenti, a dire il vero, non appare neppure certa l’emanazione, perché molti di essi potrebbero finire per avere la stessa sorte capitata ai circa 700 regolamenti di attuazione che erano stati preannunciati già durante il Governo Monti e che, come tutti sappiamo, non sono mai stati effettivamente varati – più che di Governo Monti, parlerei di Governo Manzoni, visti i risultati delle sue “grida”.
Io sono solo un tecnico (termine che continuo a non considerare dispregiativo, nonostante proprio l’appena menzionato Governo Monti abbia fatto del suo meglio per far cambiare idea agli Italiani al riguardo); un tecnico che si limita a studiare, comprendere e cercare di mettere in pratica nella maniera migliore possibile le leggi varate dal governo: lungi da me qualunque malcelato tentativo di far politica. Mi pare, peraltro, innegabile che finché continueremo ad avere uno Stato debole in cui il potere legislativo galleggia come una zattera in balia delle correnti che la spingono un po’ a destra e un po’ a sinistra, le norme, anziché diminuire e semplificarsi, si moltiplicheranno e si complicheranno sempre di più, sfuggendo alle loro inizialmente nobili finalità istituzionali per finire con il causare una sempre maggiore incertezza del diritto; e così creando solo grande difficoltà di lavoro per tutte le categorie professionali e, conseguentemente, sostanziale impossibilità pratica di assolvimento degli obblighi di legge da parte dei cittadini… anche dei più virtuosi fra loro.

Nessun commento:

Posta un commento